giovedì 13 agosto 2020

RUBRICA "BIANCOROSSI DEL PASSATO". 5 DOMANDE A... GIUSEPPE SANNINO

Giuseppe Sannino nasce ad Ottaviano in Provincia di Napoli nel 1957. Il mister campano si trasferì da piccolo a Torino con la famiglia, dopo che il padre venne assunto presso lo stabilimento FIAT. Soprannominato "ciabattino", il sergente Beppe una volta terminata la carriera da calciatore decide di intraprendere la carriera da allenatore. Ha allenato l'Alto Adige nella stagione 1999/2000, con cui vinse il campionato di Serie D. Grazie a questa vittoria, "Beppe" contribuì fortemente allo sbarco tra i professionisti della società biancorossa, che negli anni seguenti si è consacrata in categoria. E' il primo allenatore tra i professionisti della storia dell'Alto Adige, che al termine della stagione pilotò alla salvezza. Complessivamente saranno due le stagioni sulla panchina bolzanina per il sergente Sannino. Ambiente al quale è rimasto tutt'ora molto legato e che gli evoca piacevolissimi ricordi.

Mister, lei all'Alto Adige è stato in grado di vincere esattamente 20 anni fa il campionato di Serie D. Che ricordi ha di quel campionato e dell'esperienza in biancorosso?
Ho vissuto degli anni bellissimi a Bolzano. Il rapporto che ho instaurato con l'ambiente era familiare e ho avuto modo di conoscere delle persone fantastiche. Quello con l'Alto Adige fu il mio primo campionato vinto e soprattutto per questo motivo mi è rimasto particolarmente nel cuore, specie perché in quella stagione non siamo partiti con l'obbiettivo di vincere, ma ci riuscimmo. Quando arrivai a Bolzano, per me fu come una specie di ritorno al passato, mi sentivo a casaIl nostro era un bellissimo gruppo, unito ed in questo senso l'acquisto di Luca Lomi ci ha sicuramente consentito di alzare il livello medio della squadra. Avevamo creato un giusto mix, con lo zoccolo duro della squadra rappresentato dai ragazzi locali, di cui alcuni di madrelingua tedesca.

La salvezza in C2 e poi l'addio l'anno successivo con la salvezza in tasca. Che stagione è stata la prima tra i pro per lei e per l'Alto Adige e quali ricordi ha degli anni vissuti a Bolzano?

E' stata una bellissima stagione, dove ha funzionato tutto come da programma, dato che l'obbiettivo era quello di salvarsi. Dal punto di vista logistico è stata una stagione particolare, perché abbiamo dovuto girovagare parecchio per trovare campi disponibili tra Bressanone, Termeno e finalmente il nulla osta per il trasferimento definitivo a Bolzano. Ho trovato un ambiente pulito, che rispetta le regole e un bellissimo paesaggio. Per il bel vivere di tutti; tant'è che in un ambiente del genere, ci tornerei molto volentieri ad allenare. Anche con i tifosi ho instaurato un ottimo rapporto e mi sentivo uno di loro. Con l'Alto Adige avevo due anni di contratto e mi è dispiaciuto dare le dimissioni. Col senno di poi potessi tornare indietro, cercherei di parlare in modo diverso, perché mi è dispiaciuto andare via e dover risolvere il contratto.

Segue ancora l'Alto Adige? Che impressione si è fatto dell'attuale società?
L'Alto Adige credo che sia una panacea, un paradiso. Li ti lasciano lavorare se tu chiedi agli allenatori passati all'Alto Adige di tornare, lo farebbero tutti subito. Centro sportivo straordinario e società organizzata. E spero che riescano prima o poi a raggiungere quell'obbiettivo che hanno da moltissimo tempo ossia di andare in Serie B.

Lei è stato anche in Inghilterra al Watford assieme ad Alfredo Sebastiani che dieci anni dopo di lei ha vinto il campionato con l'Alto Adige. Quale è il suo rapporto con Alfredo? E se ci può indicare le principali differenze tra come viene vissuto il calcio in Inghilterra rispetto a quanto avviene Italia.
Quando siamo andati in Inghilterra con Alfredo, professore di calcio con grandissime capacità, conoscenze e competenze, ho trovato un ottimo compagno di viaggio. Il calcio inglese è il più visto in tutto il mondo, questa è la principale differenza. Frutto del notevole merchandising, di stadi e strutture stupendi e all'avanguardia, inoltre il popolo inglese vive quasi per il calcio ed è innamorato della squadra locale che sostiene. A testimonianza di ciò, il fatto che a campionato appena finito i tifosi vanno già a sottoscrivere gli abbonamenti per la stagione successiva. E' vero che hanno uno dei campionati più importanti come il nostro, ma è anche vero che non c'è tutta la pressione che c'è in Italia, vogliono semplicemente vivere il loro calcio con passione. Ora in Inghilterra hanno iniziato anche a puntare sugli allenatori europei top, come Guardiola, Klopp, Ancellotti e via discorrendo, con la tendenza di lavorare in modo molto più europeo, il che dal mio punto di vista ha contributo alla crescita definitiva del calcio inglese.

Ha provato l'esperienza in Ungheria terminata con le sue dimissioni a causa del Covid-19. Che campionato ha trovato?
La mia ultima esperienza in Ungheria è stata straordinaria in una bellissima città. La stessa città dove giocava Puskas vincitore di tre Champions League col Real Madrid e il giocatore più forte della storia dell'Ungheria. Il calcio non può essere paragonato alle quattro maggiori leghe europee, ma sta crescendo per attestarsi a livelli comunque importanti. Per dire sono molto più evoluti dal punto di vista delle strutture rispetto ad alcune realtà italiane. Ho lasciato l'Honved al quinto posto in classifica, con la concreta possibilità di andare nuovamente in Europa League.

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