giovedì 20 agosto 2020

RUBRICA "BIANCOROSSI DEL PASSATO". 5 DOMANDE A... TONINO SORRENTINO

Tonino Sorrentino un attaccante rimasto nei cuori dei tifosi biancorossi. Uno dei protagonisti della grandiosa cavalcata del 2010 che ha consegnato alla squadra allenata da mister Alfredo Sebastiani, la vittoria del campionato di Serie C2, dopo 10 anni di militanza nella quarta divisione nazionale. Una scelta quella di sposare la causa biancorossa, che si è rivelata azzeccata per l'attaccante irpino; difatti dopo svariati anni passati in piazze difficili, l'opportunità di giocare in Alto Adige che da anni si confermava come società seria ed ambiziosa lo stuzzicò molto. Decisiva una telefonata del direttore sportivo Luca Piazzi, che lo convinse con la sua competenza, carica e ambizioneUna stagione memorabile vissuta al fianco di giocatori come Cascone, Cerchia, Martin, Marchi e Campo, con cui Sorrentino legò in particolare. Cresciuto calcisticamente nel Parma ha fatto tutta la trafila nelle selezioni nazionali, fino a scendere in campo con la squadra italiana under 20. Con la maglia dei crociati 5 presenze in Serie A e una rete, alla quale si aggiunge la doppietta in Coppa Uefa. Poi diverse presenze in Serie B e un lungo girovagare tra i campi di Serie C, fino a giungere a Bolzano nel 2010. 
Con la casacca dell'Alto Adige Sorrentino chiuse prematuramente la sua carriera da calciatore a soli 27 anni, dopo un incidente stradale e una serie infinita di infortuni che ne hanno limitato la carriera.


Sei stato uno dei protagonisti della straordinaria cavalcata che ha consegnato all'Alto Adige la promozione in Serie C1 dieci anni fa. Che emozioni provi nel ripensare a quei fantastici momenti?
Fu una giornata di grande festa, sapevamo che avevamo la possibilità di fare qualcosa di speciale per noi e per la città intera, raccogliemmo ciò che avevamo seminato nel corso della stagione. Personalmente porto nel cuore un carissimo ricordo, quello di aver portato a fine partita mio figlio in campo, che aveva 5 mesi, ancora oggi è una gioia riguardare le foto e le immagini di quel giorno. Nel complesso l'esperienza a Bolzano è stata positiva. Dal punto di vista sociale, ho avuto la possibilità di conoscere persone con cui ho rapporti ancora oggi, in una Provincia che rappresenta l'eccellenza italiana come qualità della vita. Dal punto di vista sportivo ho il rammarico di non aver potuto dare continuità, purtroppo ho subito un infortunio dietro l'altro, che hanno limitato in modo drastico la mia presenza in campo, ma nonostante tutto, credo di essere sempre stato una figura positiva per molti compagni di squadra

A distanza di molti anni i tifosi ti ricordano ancora con grande piacere, nonostante tu non abbia potuto giocare con costanza a causa di diversi infortuni. Per quale motivo secondo te e che ricordo porti dei tifosi biancorossi?
Credo che nonostante tutti i problemi fisici e le poche apparizioni, quando ho giocato ho dimostrato di essere un giocatore valido, e penso senza presunzione, che se fossi stato integro avrei fatto un altro tipo di carriera. Con i tifosi sono stato sempre disponibile e credo che loro abbiano capito che ero un ragazzo apposto ed abbiano percepito la mia voglia di vincere.

A Bolzano hai giocato con giocatori di spessore quali Omar El Kaddouri, che in seguito ha avuto un exploit giocando in Serie A con Torino e Napoli, ma non solo. Come è stato giocare con giocatori di questa caratura e quale compagno ritieni essere stato il tuo partner d'attacco ideale?
Omar si capì subito che aveva delle qualità tecniche di un'altra categoria. E' stato particolarmente bravo nel lavorare sul piano fisico, crescendo in massa muscolare e temprandosi con il carattere. Il resto lo ha fatto la sua qualità. Il compagno di reparto con cui mi sono trovato meglio sicuramente è stato Mattia Marchi. Quando abbiamo giocato assieme mi ha sempre dato una grossa mano, sacrificandosi molto anche per me.

La tua carriera ha avuto inizio a Parma dove ci si ricorda della tua doppietta in Coppa Uefa contro il Salisburgo e si è conclusa un po' amaramente a Bolzano, con quella incredibile retrocessione a Ravenna. Un pensiero sul principio della tua carriera e sulla fine? 
Parma è stata la mia casa per tanti anni, ho fatto praticamente tutte le categorie delle giovanili con loro. La sera della doppietta in Coppa Uefa fu meraviglioso. Avevo coronato il sogno di un ragazzino, che a soli 11 anni aveva lasciato famiglia e amici, con la voglia di emergere. A volte mi capita di riflettere su questa decisione di andare a Parma così giovane, avevo l'età oggi di mio figlio, e non nego che vado molto orgoglioso di ciò che ho fatto. Sull'epilogo della mia carriera, con il cambio allenatore la dirigenza decise di mettermi da parte, scelta che non ho mai condiviso, tantomeno mai concepito, anche perché venivo da due mesi di lavoro differenziato che avevo concordato con Mister Sebastiani. Non ero al 100%, ma avrei potuto continuare a fornire il mio contributo alla causa. 

La tua carriera è terminata presto, hai qualche rimpianto? Stai ancora seguendo l'Alto Adige?
Non ho rimpianti, perché tutto quello che ho fatto, l'ho fatto sempre con la mia testa e ho cercato di dare sempre il meglio di me, a volte penso solo che se avessi avuto l'integrità fisica che ho avuto fino a 21 anni, secondo me sarei rimasto per molto tempo in categorie importanti. Dopo l'esperienza di Avellino purtroppo è stato un susseguirsi continuo di infortuni. Non appena terminata l'esperienza a Bolzano, un incidente stradale mi ha costretto a porre fine alla mia carriera. Oggi seguo ancora con estremo piacere l'Alto Adige, come d'altro canto faccio con tutte le squadre con le quali ho giocato. Da diversi anni ormai l'Alto Adige si è affermata come una delle migliori realtà della categoria.

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