martedì 10 dicembre 2024

UN ALTO ADIGE "CASTORIZZATO": "VOGLIO UNA SQUADRA AGGRESSIVA"

 


Una conferenza stampa di presentazione "elettrica", quella del nuovo mister Fabrizio Castori, che ha messo subito in evidenza la sua tempra da allenatore esperto e di categoria, rispondendo con estrema chiarezza e schiettezza ai presenti nella sala del FCS Center di Maso Ronco. Il settantenne marchigiano ha un carattere decisamente focoso, che ai più nostalgici ha ricordato quel mister Bisoli, che tanti bei ricordi ha lasciato dalle parti di Bolzano. Chiaro, alle chiacchiere ora devono seguire i fatti sul terreno di gioco, ma probabilmente è proprio ciò che serviva in questo momento all'Alto Adige e a tutto l'ambiente, per ricevere la giusta scossa emotiva per invertire il trend negativo di risultati. "Non ho accettato questa opportunità per meri motivi economici" - ha affermato il tecnico ex Ascoli - "ho accettato perché credo fermamente che questa squadra possa salvarsi. A mio parere, la classifica mente sulle reali qualità della squadra, che merita una classifica certamente migliore". Castori ha seguito in questi primi mesi della stagione, tutte le partite non solo dei biancorossi, ma di tutta la Serie B, mantenendo alimentata quella conoscenza del campionato di Serie B, che lo ha portato ad essere con oltre 500 panchine, il secondo allenatore con più presenze della storia di questa categoria. Aggressività e concretezza, queste le caratteristiche chiave che deve avere la compagine altoatesina. Di seguito un estratto della conferenza stampa del neo-tecnico:

“L’approccio è stato estremamente positivo. Ho trovato una società molto seria, con una struttura morale e mentale non da poco. E’ una realtà di quelle che piacciono a me, in cui sono abituato a lavorare. Una società di provincia, come tante nella mia lunga carriera, e il mio calcio si rapporta con queste di dimensione. E’ un modello virtuoso da seguire, un club capace di distinguersi per la capacità di perseguire i propri obiettivi con risorse normali, non eccessive, in cui si valutano soprattutto le capacità e le idee e le motivazioni dei giocatori.

Non sono un soggetto facilmente impressionabile, quindi se sono stato chiamato è per cercare di risolvere dei problemi. Sono un allenatore con una identità precisa. Sono anni che alleno e mi porto appresso il mio bagaglio di metodologia e la mia mentalità, che hanno portato frutti e che ho sempre cercato di adattare, tenendo comunque fermi alcuni principi: la squadra deve correre, attaccare, giocano in verticale, in profondità.

La B la seguo completamente, da sempre, perché è il mio campionato, è la mia dimensione. Il compito del gruppo è quello di ritrovare quanto prima la mentalità di squadra tosta, come quella che incontrato negli anni scorsi. Una squadra compatta, tenace, tipica della serie B, che fa della lotta e della potenza la sua peculiarità. Penso che questa squadra possa giocare con tre difensori, cinque centrocampisti e due attaccanti, che potrebbero essere supportati da una mezza punta o da un giocatore di squilibro, che può essere una mezzala, un centrocampista. Ci deve essere equilibrio fra la fase di possesso e quella di non possesso.

A me non piace il calcio difensivo, non fa per me. E’ chiaro che devi essere equilibrato, o ti devi difendere quando l’avversario è più bravo di te. Difendersi deve essere una conseguenza e non una scelta. A me piace la verticalizzazione, non partire dal basso, la porta di riferimento è quella di fronte, non quella alle spalle”.

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